La voglia di vincere, la voglia di ottenere un risultato, di evitare una retrocessione o conquistare una promozione non giustifica mai e poi mai l’uso della violenza verso gli avversari e gli arbitri. Quando la violenza entra in campo, colpisce tutti noi, danneggia la credibilità della funzione sociale del calcio dilettantistico e giovanile, facendo finire in secondo piano i valori che invece dovrebbe trasmettere, come il rispetto, la solidarietà e il fair-play.![]()
L’educazione e la sensibilizzazione giocano infatti un ruolo fondamentale, soprattutto nei confronti dell’accettazione dell’errore arbitrale, che fa parte del gioco come un gol sbagliato da un attaccante, una formazione errata di un allenatore, o una parata non riuscita ad un portiere. ![]()
E’ quanto mai necessario far crescere i giovani nella consapevolezza che il gioco del calcio è prima di tutto una scuola di vita, dove si impara a vincere e a perdere con dignità, a rispettare l’avversario e l’arbitro, e a sostenere la propria squadra, senza mai scadere nell’odio o nell’intolleranza verso l’altra squadra. Un ruolo importante lo hanno anche tifosi e genitori, che sugli spalti devono essere consapevoli che il loro comportamento non solo riflette loro stessi, ma anche l’immagine dei loro calciatori e ragazzi, ai quali possono fare un danno enorme.![]()
In questo percorso di crescita comune un ruolo di primo piano lo ha anche la classe arbitrale, alla quale il movimento ha sempre dato sostegno, ma alla quale si chiede collaborazione e partecipazione nella consapevolezza che le problematiche del calcio non possono essere risolte sola da qualcuna delle componenti. ![]()
L’unione di intenti è infatti l’unica strada da percorrere se vogliamo tornare a vivere con serenità e divertimento il nostro sport, facendo in modo che ogni forma di violenza venga respinta con forza, dentro e fuori dal campo. Solo così, possiamo sperare di rilanciare e valorizzare la bellezza di questo gioco, che resta l’esaltazione di una passione: la nostra.

